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sabato 3 agosto 2013

Settimana Mondiale dell'Allattamento al Seno 2013

Ha preso il via giovedì 1° agosto 2013 - la Settimana Mondiale dell’Allattamento al Seno, pratica sulla quale l’UNICEF sta focalizzando l’attenzione perché è la più economica ed efficace per salvare la vita dei bambini.


Nel mondo, meno della metà dei bambini di età inferiore ai 6 mesi beneficia di questa pratica: nel 2012 solo il 39% dei bambini di età inferiore ai 6 mesi è stato allattato esclusivamente al seno. 

Questo dato è migliorato di poco negli ultimi 20 anni, in parte a causa degli scarsi tassi di madri che allattano esclusivamente al seno in alcuni Stati molto popolosi, in parte per la mancanza generale di un ambiente che favorisca tale pratica.

Nei Paesi poveri, i bambini che sono stati allattati esclusivamente al seno hanno 14 volte più probabilità di sopravvivere durante i primi 6 mesi di vita rispetto agli altri bambini. L’allattamento al seno fin dal primo giorno di vita riduce il rischio di mortalità neonatale fino al 45%.

Allattamento al seno, dati principali 


  • In Cina, Stato che ha recentemente attratto l’attenzione dei media per la grande richiesta di latte in polvere che ha causato carenze in altri paesi, il tasso di madri che praticano l’allattamento esclusivo al seno è solo del 28%.
  • In Cambogia il tasso di madri che allattano al seno è cresciuto notevolmente dall’11,7% per i bambini con meno di 6 mesi nel 2000, al 74% nel 2010. Anche in Togo e Zambia il tasso è incrementato, rispettivamente, dal 10 al 20% negli anni 90, ad oltre il 60% a partire dal 2000. 
  • All’altra estremità della scala c’è la Tunisia, dove il tasso di donne che praticano l’allattamento al seno è diminuito dal 46,2% nel 2000, al solo 6,2%, dalla fine del decennio scorso. 
  • Anche in Indonesia il tasso è in declino, mentre in Nigeria non si fanno passi in avanti da molti anni. Tra i paesi con i tassi di allattamento più bassi al mondo vi sono Somalia, Ciad e Sudafrica. 

Benefici enormi per mamma e bambino, e a costo zero

«Non esistono altre singole azioni che abbiano un impatto così alto per la salute dei bambini e delle madri e costi così bassi per i governi come l’allattamento al seno» ha dichiarato Geeta Rao Gupta, Vicedirettore dell’UNICEF. «L’allattamento al seno è una 'prima vaccinazione’ ed è il modo più efficace e meno costoso per salvare la vita dei bambini, soprattutto i più poveri e quelli che si trovano in zone in cui il latte in polvere ha costi elevati e rischia di essere contaminato da acqua di scarsa qualità.»

L’allattamento al seno è importante anche per le abilità dei bambini nell’apprendimento e aiuta a prevenire l’obesità e altre malattie croniche durante la loro vita.

Oltre ai benefici per i loro piccoli, le madri che adottano questa pratica hanno minori probabilità di rimanere incinte nei sei mesi successivi al parto, hanno un recupero fisico più veloce e ritornano in minor tempo al peso pre-gravidanza. I dati mostrano anche un minor numero di casi di depressione post parto e minori rischi di cancro alle ovaie e al seno durante l’arco di vita delle madri.

L'allattamento in Italia

«In Italia sono stati circa 22.500 i bambini partoriti nei 22 Ospedali Amici dei Bambini nel corso del 2012. Mentre più di 15.400 sono nati nelle 2 Comunità Amiche dei Bambini, dove è possibile usufruire dei consultori familiari e degli altri servizi sanitari territoriali Amici dei Bambini di zona» ha ricordato il Presidente dell'UNICEF Italia Giacomo Guerrera.

L'UNICEF promuove in tutta Italia il programma "Ospedali & Comunità Amici dei Bambini" per l'allattamento al seno: oltre alle 24 strutture riconosciute, ne esistono 15 che hanno superato la Fase 1 di valutazione documentale e una che ha superato la Fase 2 di valutazione degli operatori, insieme ad altri 26 ospedali e comunità impegnati con un tutor nel percorso.

Sono attivi 5 Protocolli sulla promozione, protezione e sostegno dell'allattamento stipulati dall'UNICEF Italia con altrettante Regioni (Abruzzo, Toscana, Veneto, Valle d'Aosta e Sicilia) e uno con la ASL di Milano.

In Italia la Settimana dell'Allattamento al Seno viene celebrata dal 1° al 7 ottobre 2013.


fonte UNICEF
www.unicef.it

martedì 21 maggio 2013

I 10 PASSI DELLA SALUTE


 della dr.ssa Laura Russo
  1. Mangiare 5 volte al giorno pasti non troppo pesanti ed equilibrati nei nutrienti. Non trascurare la colazione che deve essere abbondante.
  2. Mangiare ad ogni pasto una certa quantità di fibre in particolare una frutta almeno tre volte al giorno ed un bel piatto di verdure miste a pranzo e cena. Preferire l'utilizzo di pane, pasta e farine integrali.
  3. Evitare l'uso di grassi”trans”(grassi idrogenati,margarine, oli vegetali non meglio specificati),non eccedere con i grassi saturi naturali (burro e strutto) evitare invece i saturi tropicali (olio di palma,olio di cocco).Aumentare di molto il consumo di grassi Omega 3 attraverso sia il pesce (min.2 volte a settimana, pesce azzurro, salmone, tonno ma anche luccio, persico, carpa,coregone, anguilla,ecc.) che legumi, noci e olio di lino, e di Omega 6 consumando oli vegetali spremuti a freddo (oliva, girasole,mais, borragine) e semi oleosi (noci, mandorle, nocciole).
  4. Preferire le carni bianche e di maiale magro e limitare il consumo di carne vaccina ad una volta a settimana (contiene 1,8 % di grassi trans !).
  5. Limitare al massimo l'uso di sale (insaporire con l'uso le spezie) ed insaccati (per il loro contenuto di sale,pepe e conservanti vari ).
  6. Mangiare preferibilmente alimenti freschi o eventualmente surgelati semplici evitando l'uso di cibi precotti,conservati e/o in scatola (additivi, conservanti,grassi trans,dado, ecc.). Cucinare al naturale, limitando l'uso di grassi fritti (soffriggere con aggiunta di acqua o vino) e della brace.
  7. Limitare l'introduzione di grassi e zuccheri, sopratutto se subito dopo non si fa del movimento.
  8. Non eccedere oltre le calorie necessarie a ciascuno per eta' e peso. Bere acqua ma non bevande dolci né più di un bicchiere di vino a pasto.
  9. Fare tutti i giorni del movimento (almeno 20 minuti, di intensità tale da determinare una accelerazione del battito cardiaco).
  10. Stare all'aria aperta il più possibile (o integrare con vitamina D) .


L'importanza dell'allattamento al seno


L'Organizzazione Mondiale della Sanità, i Pediatri e le Ostetriche sostengono che l'allattamento esclusivo al seno è la forma ideale di alimentazione per il neonato nei primi sei mesi di vita.


   Il  latte materno è completo e non richiede integrazioni, è sempre pronto per l'uso, è alla giusta temperatura, è igienicamente adeguato ed economico! L'allattamento al seno è il modo naturale per una mamma di alimentare il suo bambino ed è importante per la salute di entrambi:
 Per il bambino
  • L'allattamento materno rafforza il legame madre-neonato, dal momento che le poppate frequenti offrono molte occasioni di contatto "pelle a pelle" e permettono di migliorare la conoscenza reciproca. Attaccato al seno il bambino ascolta la voce della madre, ne sente l'odore e il calore della pelle, si rilassa e la sua attività respiratoria diventa più regolare.
  • Importanza per un'azione antiinfettiva svolta a livello delle mucose: nel latte si ritrovano soprattutto immunoglobuline A (IgA), quegli anticorpi cioè che svolgono una vera e propria funzione di "barriera" nei confronti dell'entrata dei germi (o altre sostanze) attraverso le mucose .
  • Il potere difensivo del latte materno deriva poi anche da altri fattori: nell'intestino del bambino nutrito direttamente al seno della madre si sviluppa il Bacillus bifidus la cui presenza è indispensabile per tenere sotto controllo la proliferazione degli altri batteri intestinali.
  • Inoltre nel latte materno è presente una sostanza antibatterica, il lisozima.
  • Questi due ultimi fattori contribuiscono a rendere i bambini allattati al seno meno soggetti alle infezioni intestinali di quanto non lo siano quelli allattati artificialmente.
  • Lo protegge dalle infezioni delle vie urinarie, da otiti, stitichezza, sovrappeso, obesità e diabete di tipo 2 , meningiti e sepsi, delle allergie (eczemi, asma) e da alcune malattie da alterata risposta immune (diabete giovanile, malattia celiaca, morbo di Chron, rettocolite ulcerosa).

Per la mamma
  • Le donne che allattano al seno sono maggiormente protette dal tumore al seno e alle ovaie e dall'indebolimento delle ossa in età avanzata (osteoporosi). 
  • Inoltre l'allattamento può favorire la perdita dei chili di troppo accumulati in gravidanza , dal momento che la produzione di latte richiede un maggior consumo energetico dovuto alla produzione del latte.

Portare con la fascia: i benefici per genitori e bebè

La deputata Licia Ronzulli con la sua bimba nella fascia alle votazioni al Parlamento Europeo



I vantaggi per il bebè
L’uso della fascia permette di ricreare un ambiente simile al grembo materno, in cui il bebè si sente contenuto e rassicurato. Una condizione ancora più importante per i piccoli nati prima del termine o con un cesareo, che “separa” in modo brusco mamma e neonato senza dar loro la possibilità di prepararsi al distacco e viverlo con consapevolezza. Offrire al piccolo, subito dopo la nascita, un ambiente quanto più simile a quello uterino, soddisfare il bisogno di vicinanza sono fattori essenziali per una crescita sana sia dal punto di vista psicologico ed emotivo, sia dal punto di vista fisiologico.
  • Il bebè “portato” gode di una costante rassicurazione: sul corpo di mamma e papà trova le condizioni ottimali per il suo benessere emotivo: vicinanza, calore, affetto e nutrimento. Il supporto (fascia, stoffa, marsupio) gli permette di continuare a essere cullato grazie al movimento di chi lo porta.
  • Il piccolo si integra più facilmente nella routine familiare: vive infatti “all’altezza” del genitore, ha la possibilità di osservare il mondo e di ricevere stimoli, condividendo l’esperienza dell’adulto.
  • Anche il senso dell’equilibrio è sollecitato di continuo perché il bimbo deve bilanciarsi e seguire i movimenti di chi lo porta. Tende infatti a spingere le gambine e a tirare su il collo, cercando di “aggiustarsi” sul corpo dell’adulto, per poi accovacciarsi comodamente.
  • Quando il piccolo non è sdraiato, ma seduto con le gambine divaricate, la fascia favorisce la corretta posizione delle anche e lo sviluppo dell’acetabolo, l’incavo del bacino che accoglie la testa del femore.
  • Uno studio ipotizza, inoltre, che il pianto definito ‘normale’ dei neonati delle società industrializzate, ovvero quel pianto serale che aumenta nelle prime settimane di vita e diminuisce intorno ai quattro mesi, si ridurrebbe se i bambini venissero portati e tenuti accanto di più, cioè non solo nel momento dei pasti e quando piangono.
  • Man mano che il bimbo cresce, infine, questa consuetudine rappresenta una possibilità in più per stare insieme in modo speciale e di rilassamento.
I vantaggi per la mamma
Quel contatto che è tanto piacevole e importante per il bebè, regala molte sensazioni positive anche alla mamma. Non solo:
  • La vicinanza continua favorisce quella comprensione profonda che permette alla mamma di intuire i bisogni del figlio, interpretandone i segnali corporei e le espressioni del volto. Il risultato è che i bimbi che possono stare a contatto di pelle piangono meno e questo fa crescere l’autostima materna, la fa sentire “capace” e quindi più serena e sicura di sé.
  • E non mancano anche i vantaggi di tipo pratico: il genitore che porta il proprio bimbo addosso è più libero  perché gode di una totale libertà di movimento.
  • La fascia è inoltre un valido supporto per allattare al seno con comodità e discrezione quando ci si trova fuori casa o per nutrire bimbi che soffrono di frequenti rigurgiti e per i quali è preferibile la posizione verticale.
Papà consapevoli e protagonisti
I papà di oggi hanno una grande responsabilità. Nella società odierna, in cui la famiglia è mononucleare e alle neomamme è venuto a mancare il sostegno un tempo assicurato da mamme, nonne e zie, il supporto del partner è divenuto indispensabile.
  • L’uso della fascia permette al padre di sperimentare le proprie capacità, di constatare che, pure accanto a lui,  il bimbo è sereno, si addormenta e rimane tranquillo.
  •  Il “portare” diventa un modo per creare precocemente il legame padre-figlio, contrariamente a quanto solitamente accade, dato che spesso i papà interagiscono di più con i loro bimbi solo in un secondo tempo, quando cominciano a camminare o a parlare.
I capricci non c’entrano
Oggi l’immagine del genitore che porta addosso il proprio piccino può suscitare stupore e commenti un po’ dubbiosi. È probabile che alla mamma venga chiesto se non teme di viziare il bimbo tenendolo sempre in braccio e che le venga consigliato di abituare il piccolo a restare nella sua culla. Ma sono sempre più numerosi gli esperti dell’infanzia che rassicurano i genitori: viziare un neonato non è possibile, i bisogni che lui esprime sono necessità primarie e la vicinanza e il contatto fanno parte di queste esigenze. I genitori che soddisfando il bisogno di contatto nel momento giusto, aiutano il proprio piccino a interiorizzare più facilmente la loro presenza e questo lo rende più sicuro di sé, aperto alle relazioni con gli altri e, quindi, pronto a mettersi alla prova nel mondo.

Un corso per imparare a usare la fascia
In Occidente l’uso della fascia si è perso nel tempo e per riprendere confidenza può essere utile l’aiuto di persone esperte. Soprattutto nel caso in cui si utilizzi il modello di fascia lunga o si desideri portare il piccolo sulla schiena, sarebbe preferibile frequentare un corso per verificare tecniche e posizioni. È importante, infatti, che la postura della mamma e del bebè siano corretti e che il piccolo sia portato in modo sicuro.

Per saperne di più
Per chi desidera saperne di più sull’arte del portare i bimbi e/o è interessato a partecipare a un corso, ecco gli indirizzi di alcune associazioni che organizzano incontri ad hoc.

martedì 26 febbraio 2013

Allattamento e Lavoro


Se la mamma deve tornare al lavoro quando il bimbo è molto piccolo è necessario preparare una scorta di latte. Meglio iniziare con un po’ di anticipo per prendere confidenza con il tiralatte, cosi da far pratica e riempire più contenitori possibili. Prepariamo contenitori con etichette per scrivere la data di estrazione, capienti da 60 a 120 ml così da evitare gli sprechi, perché una volta scaldato,se il bimbo non lo beve tutto, il resto bisogna gettarlo. 

Il latte materno può essere conservato a temperatura ambiente (circa 25°C) per 6-8 ore, in frigorifero per 72 ore ed in congelatore per 3-4 mesi.

E’ normale che il latte conservato in frigo o nel congelatore si presenti separato in due parti, siero e crema o con particelle di grasso.Il latte va scongelato a temperatura ambiente, in caso di bisogno a bagnomaria oppure con uno scaldabiberon, si sconsiglia di mettere il latte direttamente sul fuoco o nel microonde, poiché con il calore eccessivo alcuni importanti componenti potrebbero andare distrutti.

Una volta scongelato il latte deve essere consumato entro 24 ore e non può essere rincongelato.

Il bambino è in grado di bere il latte con un cucchiaino o con un bicchierino che va messo all’interno del labbro inferiore e inclinato lentamente.
Il biberon sarebbe meglio evitarlo per non interferire con le altre poppate.

Se non si volesse usare il tiralatte di seguito illustriamo la SPREMITURA MANUALE DEL LATTE:
  • Prima di iniziare, toccare lievemente i capezzoli per 2-3 minuti per “avviare” l’ossitocina, che la sostanza che fa fuoriuscire il latte.
  • Mettere il pollice nella parte superiore del capezzolo prendendo anche l’areola e l’indice nella parte sotto prendendo sempre areola e capezzolo (tipo a pizzico ) e con le altre dita sostenere la mammella.
  • Premere pollice ed indice leggermente verso il torace.
  • Comprimere la mammella dietro il capezzolo e l’areola fra pollice ed indice.
  • Comprimere e rilasciare, comprimere e rilasciare in continuazione. Spostare poi le dita e spremere il latte anche dagli altri segmenti della mammella.



Ricordati che la normativa prevede per le lavoratrici dipendenti dei permessi per l’allattamento, per tutto il primo anno di vita, la mamma ha diritto a due periodi di riposo di un’ora ciascuno cumulabili durante la giornata se lavora a tempo pieno e di un’ora se l’orario è inferiore a 6 ore. In caso di parto plurimo i riposi sono raddoppiati.Ti consigliamo di informarti.
Se la mamma gestisce un’attività in proprio o si dedica a una professione che lo consente,potrebbe chiedere alla persona che si occupa del bimbo di accompagnarlo da lei una o più volte al giorno per allattarlo.

per info sulla normativa: http://www.inps.it/allattamento
.

giovedì 21 febbraio 2013

Allattamento al Seno


Tutte le mamme hanno il latte!!!! ( titolo del libro di Paola Negri che consigliamo di leggere)
Non è un eufemismo ma è la verità, l’OMS stima che il 2% delle donne possono non vere latte (agalattia) , aggiungendo casi particolari si può arrivare al 10-12%, il che significa che negli altri casi le mamme rinunciano ad allattare perché non hanno un valido sostegno nel primo periodo dopo il parto né dalla società e né dalla famiglia.
Nei primi tre quattro giorni dopo il parto la neo mamma non ha ancora il latte, ma il colostro,liquido di colore giallo trasparente ,ricco di anticorpi che servono al neonato per affrontare il mondo esterno, questo è già pronto dal quinto mese di gravidanza.
Dopo quattro cinque giorni ( a volte prima, a volte dopo) scende il latte vero e proprio, la cosiddetta Montata Lattea, i seni si presentano tesi,turgidi e più caldi rispetto al resto del corpo.

Per avviare serenamente l’ allattamento gli elementi principali sono:
  1. La suzione del bimbo, poiché stimola l’ormone prolattina, il quale è responsabile della produzione del latte.
  2. La tranquillità della mamma.
  3. Una posizione corretta per allattare:
    a- la pancia del bambino deve essere rivolta verso quella della mamma, l’orecchio la spalla e l’anca del neonato devono essere sulla stessa linea retta
    b- durante la poppata la bocca del bambino deve essere ben aperta e comprendere buona parte dell’areola, mai solo il capezzolo!!
    c- la durata della poppata dipende dal bambino “ognuno ha il suo stile !!”
  1. Assumere molti liquidi (acqua, latte, succhi di frutta e soprattutto brodi vegetali che contengono molti minerali), il latte materno è composto per più dell’80% da liquidi e pretendere che si formi senza materia prima sarebbe troppo.
  2. L’alimentazione se possibile dovrebbe essere variata e abbondante (circa 600 Kcal al giorno in più) non preoccupatevi si tornerà al peso precedente la gravidanza nell’arco di un anno, non bisogna avere fretta, in questo momento il primo compito è allattare, una vita è molto lunga, mentre questi momenti passano in fretta e non tornano più, vale la pena goderseli fino in fondo!!!!

Dopo la montata lattea, il bambino comincerà gradualmente a fare poppate più sostanziose e più distanziate, lo stomachino diventerà più grande ed il seno adeguerà la sua produzione alla richiesta del bambino.

Bisogna sapere che in alcuni giorni il latte può diminuire per vari motivi (stanchezza,mestruazioni, movimenti ormonali, preoccupazioni, ecc.) perché non siamo un contenitore meccanico di latte, ma bensì essere umani sottoposti agli stimoli più vari. Il latte però torna! Basta riposarsi, tranquillizzarsi, bere, mangiare e attaccare più spesso il bambino in modo che prenda ugualmente il quantitativo di latte che gli è necessario.

Ci sono poi i famosi “scatti di crescita” che si possono manifestare tra il primo e secondo mese,tra il terzo e quarto, tra il quinto e sesto, cioè il bimbo chiede più latte rispetto a quello chiesto fino a quel momento, di conseguenza il seno, non essendo un distributore, non è pronto ad offrirgli la quantità che chiede…..niente paura, la prolattina ha bisogno di 72 ore per adeguarsi alla richiesta del bimbo, nel frattempo attacchiamolo più spesso poiché in questi giorni potrà essere più nervoso e sicuramente avrà più fame, ci vuole tanta pazienza ma in 4-5 giorni tutto tornerà come prima.

Il latte materno è l’unico alimento di cui un neonato ha bisogno nei primi sei mesi di vita, generalmente in questo periodo il neonato non necessita di altri cibi o bevande. Dal sesto mese di vita in poi il bambino ha bisogno di alimenti complementari, tuttavia l’allattamento al seno dovrebbe continuare almeno fino ai due anni ed oltre se bambino e mamma lo desiderano. Ricordiamo che l’allattamento è un progetto, ha un inizio ed una fine, ovviamente ogni coppia madre bimbo sceglierà la propria.

Il latte ha sempre sostanza, non è vero che ad un certo punto “magicamente” diventa acqua, ovviamente nei primi sei mesi ha una composizione adatta al nutrimento completo, poi varia con il variare dei mesi del bimbo, varia nei diversi momenti della giornata e addirittura anche durante una singola poppata, cioè all’inizio il bambino assume il latte iniziale, più acquoso e zuccherino, che non significa povero poiché contiene anticorpi, la lattoferrina,gli zuccheri ed altre sostanze importanti, poi arriva la parte più grassa, inferiore di volume ma concentrata di calorie e contenente altri componenti come ormoni e sostanze liposolubili, quindi è sempre meglio aspettare che il bimbo si stacchi da solo dal primo seno, altrimenti rischiamo che prenda solo la prima parte del latte che lo disseta ma non lo sazia completamente e poco dopo, ovviamente, avrà di nuovo fame.

Se il bambino cresce bene, l’unico segnale che ci può far pensare che il latte materno sia giusto giusto è il fatto che il lattante faccia la cacca ogni 3-4 giorni o meno frequentemente.

Il latte materno è un alimento interamente utilizzabile dal nostro intestino e viene assorbito completamente, quasi senza produrre scorie, a tal proposito si sottolinea l’inutilità si clisteri vari che sottrarrebbero nutrimento al bambino.Anche qui niente paura….basta solo bere di più attaccarlo più spesso ed il latte torna come prima.

L’allattamento al seno protegge i neonati e bambini da malattie pericolose e protegge la mamma riducendo il rischio osteoporosi, tumori al seno ed ovaie.

La gravidanza dura 18 mesi, questo alle mamme non lo dice mai nessuno mentre invece è una cosa che dovrebbero sapere, non avere fretta di svezzare,di tornare a lavoro, di ritornare in forma come prima, c’è un tempo per ogni cosa, nessuno dice alla madre di godersi fino in fondo quei mesi perché passeranno in fretta e in men che non di dica si troverà ad avere a che fare con un adolescente tanto meno “disagiato” quanto più a lungo lei lo avrà allattato e gli avrà dedicato il suo tempo.

martedì 19 febbraio 2013

Decalogo del Genitore

1) Non viziarmi. So bene che non dovrei avere tutto quello che chiedo: ti sto solo mettendo alla prova

2) Non essere incoerente. Questo mi sconcentra e mi costringe a fare ogni sforzo per farla franca tutte le volte che posso. 

3) Non fare promesse. Potresti non essere in grado di mantenerle e questo farebbe diminuire la mia fiducia in te. 

4) Non correggermi davanti alla gente. Presterò molta più attenzione se parlerai tranquillamente con me a quattr’occhi.

5) Non brontolare continuamente. Se lo farai dovrò far finta di essere sordo. 
 
6) Non badare troppo alle mie piccole indisposizioni. Potrei imparare a godere di cattiva salute se questo attira la tua attenzione.

7) Non preoccuparti per il poco tempo passato insieme, è come passiamo il tempo che conta.
   
8) Non permettere che i miei timori suscitino la tua ansia perché allora diventerei più pauroso, indicami il coraggio.

9) Non dimenticare che non posso crescere senza molta comprensione ed incoraggiamento.

10) Ricorda che imparo più da un esempio che da un rimprovero.
 

domenica 13 gennaio 2013

Portare in Fascia

Portare un bimbo in fascia è un modo per ricreare una situazione molto simile a quella nel ventre materno.
E' la possibilità per continuare il meraviglioso rapporto fra mamma e bebè.. e quella per iniziarlo fra figlio e papà!!


Dopo nove mesi trascorsi nel grembo materno, c’è un solo luogo dove un bimbo appena nato si sente sicuro: le braccia della mamma. Non è difficile, quindi, immaginare quanto gli possa risultare gradito essere “portato” da mamma e papà, a stretto contatto di pelle, con un marsupio o mediante una fascia.
Un’abitudine, questa, ancora molto diffusa tra diverse popolazioni, ma poco in uso tra noi.
Per fortuna questa filosofia del "portare" si sta diffondendo anche qui in Italia..
attraverso passaparola, associazioni.. perché “portare” giova sia al bebè, sia ai genitori.

Portare i bambini con la fascia è un’usanza antichissima e comune a tutte le civiltà.
Un abbraccio comodo, avvolgente e sicuro per il tuo bambino
Il morbido tessuto avvolge il bambino senza stringerlo troppo e asseconda naturalmente lo sviluppo di anche e colonna vertebrale.
La posizione nella fascia, a stretto contatto con il corpo, il respiro e il battito del cuore della mamma (o del papà!), migliora i problemi di coliche e rigurgiti e permette al bambino di rilassarsi più facilmente e dormire più a lungo.
Inoltre, sempre sicuro e protetto, può esplorare il mondo dall’alto e sentirsi coinvolto nelle attività e conversazioni degli adulti.
Un modo intimo, salutare e pratico di portare il tuo bambino
Non contiene materiali plastici e sintetici e può essere ripiegata in borsa.
Permette di avere sempre le mani libere e di spostarsi comodamente, è praticissima in ogni circostanza: al parco, al centro commerciale, al museo, sui mezzi pubblici e durante i lavori domestici.
Può essere indossata a lungo senza dolori e affaticamento alla schiena perchè distribuisce il peso su tutto il tronco e sulle spalle.

I supporti sono tanti, ma è difficile trovare qualche negozio che li venda..
molto più semplice cercare sul web..
per farla breve ci sono:
- fascia lunga elastica (che però puoi portare fino a pochi kg)

- fascia lunga rigida è abbastanza leggera e plasmabile..
Un lungo e robusto tessuto di cotone, canapa o lino, adatto a portare il bambino da neonato fino ai 3 anni di età. E’ sempre della taglia giusta: grazie alle diverse legature si adegua perfettamente alla crescita del bambino.
Poco poco complicata..
questi un pò d'esempi della sua versatilità




- fascia corta ad anelli (di solito si tiene di lato)


- pouch ring o tubolare anche questa si tiene di lato sull'anca


- Mei Tai davanti fino ad un certo peso.. poi dietro..
leggera, facile, praticamente un quadrato con 4 strisce che partono agli angoli
 



- marsupi tipo manduca o ergo.. supporti un pochino più strutturati



importantissimo quando si compra un supporto è tenere conto della "regola delle gambine ad M"


fonti&approfondimenti:
equAzioni.org
dolceattesa.it

sabato 12 gennaio 2013

Ancora Pannolini Lavabili: Spoiler Ambientalista

Tratto dalla rivista Aam Terra Nuova nr. 214 febbraio 2007

Pannolini lavabili
Un grattacielo alto 800 metri e con una base larga quanto un campo da calcio: è questa la montagna di pannolini usa e getta prodotta ogni anno in Europa. Solo in Italia, ogni giorno se ne consumano circa 6 milioni e mezzo.
L’impatto ambientale di questa enorme massa di pannolini è a dir poco disastroso: già per la sola produzione vengono consumati 12.500 tonnellate di plastica, 225.000 tonnellate di polpa di legno, 2,15 miliardi di litri di petrolio, 6 miliardi di litri d’acqua e migliaia di MW di energia. Una volta gettati nella spazzatura, i pannolini, che da soli costituiscono fino al 10% dei rifiuti solidi urbani, continuano a rappresentare un problema per l’ambiente e un elevato costo per la comunità: la loro degradazione in discarica richiede centinaia di anni; se invece vengono bruciati negli inceneritori contribuiscono alla produzione di diossina.
Che gli usa e getta rappresentino un grande spreco di risorse e di inquinamento è dunque evidente, ma è anche vero che se si considera il consumo di energia, acqua e detersivo anche i pannolini lavabili non sono da meno. Anzi c’è chi sostiene che alla fine, se si considera la crescente penuria d’acqua che assilla il pianeta, forse i monouso sono più ecologici dei lavabili. Come stanno le cose?

Impatto ambientale
Nel 1991, vennero pubblicati due importanti studi per confrontare l’impatto ambientale di pannolini in tessuto con quello dei monouso. Le due ricerche, condotte rispettivamente da Lentz e Little, entrambi finanziati dal colosso mondiale Proctor & Gamble, produttrice dei Pampers, guarda caso evidenziarono una scarsa differenza d’impatto ambientale tra monouso e riutilizzabili. Qualche anno più tardi, l’associazione ecologista inglese Women’s Environmental Network (Wen) incaricò la Società di Consulenza Landbank di sottoporre a revisione critica i due studi. La nuova ricerca riscontrò che sia Lentz che Little si erano concentrati sulla fase di «utilizzo», in cui i pannolini lavabili presentano un maggiore impatto ambientale e dimostrò che gli usa e getta utilizzano 3,5 volte più energia, 8 volte più materie prime e 90 volte più risorse rinnovabili rispetto ai pannolini riutilizzabili.
Inoltre i monouso producono 2,3 volte più rifiuti liquidi e 30 volte più rifiuti solidi. Non soddisfatte, le attiviste del Wen usarono il rapporto Landbank come base per un ricorso di fronte alla Authority inglese sulla pubblicitàcontro l’affermazione della Proctor & Gamble che l’impatto ambientale dei pannolini usa e getta non è sostanzialmente peggiore rispetto a quello dei pannolini di tessuto. Le argomentazioni del Wen furono confermate dall’Authority e dopo tale ordinanza, il colosso mondiale dei pannolini ha di fatto cessato di utilizzare argomentazioni ecologiche per pubblicizzare i propri pannolini.

Neonati inquinatori
Insieme al polietilene e al polipropilene, l’ingrediente principale degli usa e getta convenzionali è la pasta di legno. È stato calcolato che ogni 500 pannolini, corrispondenti a circa tre mesi di ricambio, un albero di medie dimensioni viene buttato giù in qualche parte del mondo. Insomma, a causa dei pannolini monouso, ancora prima di parlare e di iniziare a gattonare, ogni bambino si trasforma in un precoce inquinatore e
consumatore di risorse. All’età di tre anni ha già contribuito all’abbattimento di almeno 10 alberi di medie dimensioni. Partendo da questa constatazione, numerosi genitori, associazioni, aziende e amministrazioni locali si sono dati da fare per ridurre al minimo l’impatto ambientale della pipì e della cacca dei più piccoli. Diverse sono le alternative possibili. La scelta più radicale e impegnativa è certamente quella di fare completamente a meno dei pannolini (vedi il libro Senza Pannolino di Laurie Boucke, Aam Terra Nuova); quella più semplice e immediata consiste nel ricorrere all’impiego di pannolini lavabili o ai monouso biodegradabili. D’altra parte abbandonare i tradizionali usa e getta non è solo una questione di coscienza ecologica, ma soprattutto una scelta a favore della salute del bambino.
Sappiamo tutti del preoccupante incremento dell’infertilità maschile, comune a tutti i paesi industrializzati. Le ragioni di questo fenomeno sono diverse, ma secondo uno studio dell’università di Kiel (Germania), il rivestimento impermeabile dei pannolini usa e getta potrebbe provocare danni permanenti al sistema riproduttivo dei bambini e causare infertilità maschile. Sul banco degli accusati è la plastica dei monouso convenzionali che, secondo i ricercatori tedeschi, fa salire la temperatura dello scroto di circa 1,1°C rispetto a quella corporea. «Il prolungato aumento della temperatura scrotale durante la prima infanzia» si legge nel rapporto «può avere un importante ruolo sulla futura salute e funzionalità dei testicoli, con implicazioni per la fertilità maschile ». Gli usa e getta potrebbero essere responsabili anche del drastico aumento delle vaginiti croniche in età pediatrica, un disturbo che sino a pochi decenni fa si manifestava solo in donne adulte.

Eritemi e allergie diffuse
La tanto decantata capacità di «tenere asciutto» dei monouso convenzionali è ottenuta a caro prezzo. L’impiego di materiali completamente impermeabili non permette alla pelle di traspirare, creando un ambiente umido, caldo e carente di ossigeno: condizioni ideali per lo sviluppo di eritemi. «Per ridurre al minimo tali inconvenienti» spiega Simone Rugolotto, pediatra presso il Policlinico di Verona «le case produttrici trattano la parte interna dei pannolini con i cosiddetti «materiali aggiuntivi», creme e altre sostanze lenitive, allo scopo di ridurre l’effetto abrasivo dei materiali sintetici sulla pelle dei bambini, ma sono proprio queste sostanze che sulle pelli più sensibili possono provocare arrossamenti». Secondo alcune associazioni di consumatori a causare gli arrossamenti sarebbero anche i gel chimici superassorbenti che hanno la funzione di catturare la pipì. Su queste sostanze ancora oggi non sono stati effettuati studi approfonditi, di certo uno dei principali ingredienti del coktail superassorbente è il sodio policloridato, sostanza eliminata dalla produzione dei tamponi assorbenti per donna perché sospetta di provocare pericolosi shock tossici. Altre sostanze messe sotto accusa dalle associazioni dei consumatori sono i prodotti chimici con cui vengono trattati gli usa e getta per evitare la formazione di muffa e di cattivi odori. Nel 1967 ci fu il caso del policloroprene; nel 1988 quello del benzolo, nell’89 quello della diossina; nel 2000 uno studio pubblicato da Greenpeace Germania denunciò la presenza di tributile di stagno (Tbt) nei pannolini delle marche più diffuse, un composto che già in una percentuale di 0,001 microgrammi per litro risulta letale per gli organismi acquatici e che proprio per l’elevato potere biocida trova impiego nella verniciatura degli scafi delle barche allo scopo di evitare il deposito di alghe e conchiglie. Il tributile è un composto tossico ad azione permanente che si concentra negli organismi viventi alterandone l’equilibrio ormonale e il sistema immunitario. Nell’uomo può provocare l’insorgere di tumori e gravi disturbi al sistema nervoso.
Se i rischi legati all’assorbimento della pelle di possibili residui tossici rilasciati dai pannolini sono ancora da dimostrare, le statistiche mediche di tutti i paesi concordano nel riconoscere una correlazione diretta tra impiego degli usa e getta e incremento dei casi di arrossamento, eritemi e allergie. Un dato per tutti: dal 1959 ad oggi i casi d’arrossamento da pannolino sono aumentati negli Stati Uniti dal 7,1 al 61%. Analogamente, secondo l’American medical association, l’arrossamento interessa il 54% dei bambini che usano pannolini mono-uso e solo il 18% dei bambini che vengono avvolti in pannolini di tessuto. L’aumento delle irritazioni è sicuramente dovuto anche alla pratica scorretta di lasciare per molto tempo lo stesso pannolino. Per prevenire questo diffuso inconveniente sarebbe sufficiente cambiare più spesso il bambino, ma allora che senso ha usare prodotti super assorbenti?

S’innalza l’età del vasino
Un altro problema causato dagli usa e getta è lo spostamento nel tempo dello svezzamento dal pannolino. Un sondaggio dell’American Pediatric Society ha evidenziato come negli ultimi dieci anni l’età media dell’abbandono del pannolino è salita a 42 mesi. Il motivo? I gel superassorbenti, limitano la sensazione di bagnato sulla pelle e così il bambino impiega più tempo per imparare a «non farsela addosso».

Con il lavabile si risparmia

Dopo tutta questa serie di controindicazioni appare evidente che i pannolini lavabili di cotone biologico non rappresentano un ritorno al passato, ma anzi una scelta valida sia per la salute del bambino che per l’ambiente, ma non solo. Proviamo a fare un po’ di conti. 6 cambi al dì per tre anni, fanno 6570 pannolini. Considerando un prezzo medio tra 0,24 e 0,35 euro, si arriva, a seconda del modello prescelto, a una spesa media, per i primi tre anni del bambino, tra i 1.576 e i 2.299 euro. Vediamo ora quanto si spende scegliendo pannolini lavabili di cotone biologico. Considerando 20 pannolini di taglia unica, più 6 mutandine (due per taglia), più 60 scatole di veli per la raccolta delle feci si spende in tutto tra i 550 e i 650 euro. Quindi da un terzo a un quarto rispetto alla spesa richiesta dai monouso, senza poi considerare che nel caso di altri figli propri o di amici, pannolini e mutandine si possono riutilizzare gratuitamente. «La difficoltà principale nella diffusione dei pannolini in tessuto» afferma l’ostetrica milanese Giulia Roberti «è il maggior impegno richiesto agli adulti che debbono intervenire tempestivamente una volta che i bambini sono bagnati». «In realtà» ribatte Simone Rugolotto «questo costituisce un doppio vantaggio: gli adulti imparano a conoscere meglio le abitudini del bambino e il bambino si emancipa prima dal pannolino».

Niente usa e getta
L’aggravamento del problema rifiuti e i crescenti costi di smaltimento hanno spinto numerose amministrazioni comunali a sostenere direttamente l’impiego di pannolini lavabili. Uno dei paesi più avanti nell’adozione di politiche a favore dei pannolini in tessuto è la Gran Bretagna. Da qualche anno nella contea del West Sussex, a sud di Londra, i genitori che scelgono l’impiego di pannolini in tessuto, oltre a usufruire del servizio gratuito di lavanderia, hanno diritto anche ad un piccolo incentivo (pari a poco meno di 45 euro) e ad una prima fornitura di pannolini omaggio. In molte zone, la campagna a favore dei pannolini riutilizzabili è sostenuta anche dagli ospedali, nei cui reparti pediatrici vengono promossi e utilizzati pannolini in tessuto, e dalle stesse farmacie che fanno da centri promozionali dell’iniziativa. Graziea questa campagna, oggi nel West Sussex, dove si contano 9 mila nascitel’anno, 560 famiglie utilizzano pannolini in tessuto. E grazie al loro impegno, oggi nelle discariche della contea finiscono 3 milioni e mezzo di pannolini in meno. Iniziative analoghe stanno nascendo negli ultimi anni anche in Italia: Montebelluna, in provincia di Treviso; Tezze sul Brenta nel Vicentino; Acquanegra in provincia di Cremona; Dro, in Trentino. In questi comuni vengono distribuiti, alle famiglie che li richiedono, kit gratuiti di pannolini lavabili e in qualche caso anche incentivi in denaro. La ragione? «Quando si utilizzano pannolini usa e getta» spiega Francesca Corradini, del servizio tecnico del Comune di Dro «ogni bambino produce circa una tonnellata di rifiuti, il cui smaltimento costa al comune circa 136 euro. Distribuendo pannolini lavabili, oltre agli evidenti vantaggi ambientali, l’amministrazione risparmia sullo smaltimento dei rifiuti e i bambini stanno meglio».

Una questione di marketing
«Siamo alle solite» spiega Simone Rugolotto «come già accade per altri prodotti per la prima infanzia, anche nel caso dei pannolini, le aziende produttrici sembrano più preoccupate di soddisfare i bisogni di praticità delle mamme che le esigenze di salubrità del bambino. Per quasi tre anni, i bambini convivono strettamente con i pannolini eppure nessun legislatore si è preoccupato di regolamentare questi prodotti.
Non esiste nessun obbligo di riportare in etichetta i materiali utilizzati, né tanto meno esistono studi clinici che analizzano l’innocuità dei vari prodotti impiegati. La pubblicità ci abituato all’idea: «pannolino usa e getta = igiene». Ma così non è. Il pannolino, mi riferisco naturalmente ai monouso convenzionali, non è affatto igienico. La pelle ha bisogno di respirare e deve stare il meno possibile a contatto con gli escrementi. Ecco perché bisogna preferire i pannolini lavabili e i monouso ecologici e biodegradabili».